FABIO BRESCIA, Luciano editore, 2009

Tienimi per mano

Protagonisti di questo romanzo sono due fratelli, certo non sono gli unici personaggi ma la scena è tutta loro: sono due fratelli solo di padre, con una notevole differenza di età, divisi inoltre dalla repulsione che il maggiore crede sia stata instillata dalla seconda moglie francese del padre nel piccolo Philippe contro di lui. Motivo: David, il maggiore, è omosessuale dichiarato ed ogni volta che va a trovare il padre è trattato con freddezza ed è oggetto dei lazzi della piccola peste Philippe.
Ma la tragica scomparsa del padre viceambasciatore in Francia insieme alla moglie nel corso di un attentato non destinato a lui rimette tutto in gioco. Philippe è in auto con il padre e la madre e, a soli nove anni, resta gravemente ferito e traumatizzato e adesso è solo. David, in visita al padre, era presente al momento dell’attentato, si è proteso verso il groviglio di lamiere che era diventata l’auto, si è accovacciato presso il fratello schiacciato tra due sediolini, ha ascoltato quella frase capace di sciogliere un muro di ghiaccio: “Prends ma main”.
Comincia un inarrestabile processo di avvicinamento tra i due fratelli. Philippe sembra dare quasi per scontato sin dal primo incontro in ospedale che la sua vita sarà con il fratello, David è apparentemente mosso innanzitutto dal senso di responsabilità ma forse, nel profondo, vuole accettare e vivere una sfida che gli consentirà di fare i conti con le parti di se stesso ancora disperse. E allora al fratello sconosciuto e prima quasi odiato finirà col dedicarsi totalmente realizzando, tra lo scetticismo di tanti e non pochi ostacoli, burocratici e sociali, una paternità non cercata ma che si imporrà come la scelta decisiva della sua vita e scoprendo infine nel fratellino viziato grande personalità e maturità e nel padre il vero ostacolo alla sua serena integrazione in famiglia: «A nessuno interessa il mio parere?… Moi, je veux rester avec mon frère. Avec mon frère», «No David, era papà. Mamma taceva, come sempre, e dava ragione a lui qualunque cosa dicesse. Ma era lui a dire che io ero l’ometto di famiglia, che non dovevo prendere esempio da te. Era lui che mi mandava sempre via quando tu venivi a Parigi. Quella mattina, mentre io ti guardavo camminare verso la macchina, mi disse…“Adesso arriva anche quel frocetto di tuo fratello, non gli dare troppa confidenza”».
Brescia ha una formazione teatrale e si vede. La struttura narrativa è schematica, in alcuni passaggi scheletrica, con tratti da solida sceneggiatura. La storia è narrata da David e rischia lo schiacciamento totale sul suo punto di vista, l’autore raccorda poco e poco si preoccupa di avvolgere i suoi personaggi in un’atmosfera propriamente narrativa e qualche passaggio psicologico di questa densa storia concentrata in poco più di centoventi pagine non torna. Predilige una narrazione a dialoghi brevi e incisivi o a monologhi intensi e ben articolati, ad essi affida in buona parte la progressione della storia. Nel lettore restano impresse alcune parole dei protagonisti, sono esse a scandire i momenti cruciali del racconto e a conferirgli dinamismo e tensione narrativa, grazie ad esse Philippe occupa progressivamente la scena a fianco del fratello e alla fine brilla di luce propria. In questo impianto centrato sui protagonisti e sulle loro parole Brescia può persino prendersi il lusso di tenere quasi ai margini un personaggio di grande spessore, promettente per intuito e maturità interiore, come la madre di David, una sorta di potente riserva di emozioni e buon senso che continua ad agire dietro le quinte. Ma entro questi limiti, del resto connaturati alle risorse espressive dell’autore e certamente da lui conosciuti e accettati, il romanzo colpisce nel segno e lascia momenti intensi ogni qual volta i due fratelli si muovono l’uno verso l’altro.
Opera esile, delicata, soffusa da un pudore a tratti anche eccessivo. La dedizione totale di David a Philippe, che lo induce a rinunciare a una sua vita sentimentale per occuparsi pienamente del fratello, potrà far storcere il naso a chi vi leggesse una inevitabile automutilazione per esercitare questa sorta di paternità surrogata ma nel contesto della storia e dei caratteri dei personaggi risulta credibile. E in un romanzo questo conta soprattutto, la concretezza della situazione.

L'Autore

Fabio Brescia è nato a Napoli nel 1967. Conduttore radiofonico e televisivo, attore di cinema e teatro, autore teatrale, si è dedicato poi alla narrativa. Tra i romanzi ricordiamo: “Il Sole e l’Innamorato”, Edizioni del Delfino, “Tienimi per mano”, Giovanni Luciano Editore, “Scusa ma ti schifo a morte”, Giovanni Luciano Editore. L’ultimo sinora, del 2016, è “La ragazza di Terezin”, Homo Scrivens. Sua è anche una “Naples gay guide”, edizioni Time Out, Londra. Del 2016 è anche l’ultimo spettacolo teatrale, di cui è autore e regista, “Tanta miseria e poca nobiltà”, una rivisitazione della celebre commedia di Eduardo Scarpetta “Miseria e nobiltà”.